L’uomo misura il tempo con le ore e i giorni, conta le stagioni che si alternano intorno al Sole, affida le credenze popolari e le tradizioni contadine all’influenza della Luna, ma quanto tempo è effettivamente trascorso da quando il primo ominide scese dagli alberi e guardò il cielo. Il calendario è soltanto una misura del tempo limitato e finito.
Il calendario è un convenzionale sistema di divisione del tempo civile dettato dagli incalzanti ritmi dell'economia mondiale. L'etimologia esatta del termine è intercettata da Leopardi nelle "Storia dell'astronomia": la parola calendario deriverebbe dal verbo "calo" e indica l'azione del Pontefice minore che dopo aver osservato la posizione della Luna in novilunio proclama in Campidoglio quanti giorni passavano dalle Calende alle None. A seconda del fenomeno astronomico studiato si possono individuare tre tipi di calendario: solare, lunare, luni-solare.
Il calendario solare, o tropico, indica il periodo che intercorre tra due equinozi di primavera e ha durata di 365 ore, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. Il nostro attuale calendario è un calendario solare molto simile a quello egiziano.
Il calendario lunare indica dodici lunazioni, ovvero il tempo che intercorre tra due congiunzioni successive col sole; ogni lunazione ha durata di 29 giorni 12 ore 44 minuti e 3 secondi e dunque l'anno lunare, moltiplicando per dodici il valore di ogni singola lunazione, risulta durare 354 giorni 8 ore 48 minuti e 36 secondi. I mesi lunari vengono alternativamente calcolati di ventinove e trenta giorni e suddivisi in mesi cavi o pieni. Il calendario ecclesiastico è un calendario lunare che fa riferimento a una luna fittizia detta luna ecclesiastica.
Sembra che ai tempi di Romolo l'anno civile fosse di 304 giorni distribuiti in dieci mesi, sei dei quali di trenta giorni e quattro di trentuno. I nomi dei mesi erano quelli attuali tranne quelli del settimo e ottavo mese, Julius, attuale luglio in memoria della nascita di Giulio Cesare, e Augustus, in memoria di alcune celebri vittorie dell'imperatore Ottaviano Augusto. Si pensa che gli Antichi Romani avessero ereditato il calendario da una popolazione indoeuropea, i Veda, anch'essi con un calendario di dieci mesi poichè facevano riferimento ai dieci mesi di luce in corrispondenza di uno dei poli e non consideravano i mesi di assenza totale di luce; saranno i Romani ad aggiungere due mesi al calendario grazie alla riforma operata da Numa Pompilio. Il calendario pompiliano era un calendario lunare di 354 giorni e dunque la differenza di circa undici giorni rispetto all'anno solare si fece subito notare; questa differenza fu risolta aggiungendo un mese di ventidue o ventitre giorni. Tra i calendari antichi meritano particolare attenzione il calendario giuliano e il calendario gregoriano.
Giulio Cesare nel 46 a.c., sotto consiglio dell'astronomo Siogene, attuò una riforma per arginare la confusione causata dalla riforma pompiliana. Il 46 a.c. venne così denominato "ultimus annus confusionis". Il calendario giuliano era un calendario lunare e intercalava ogni quattro anni un anno bisestile, così chiamato poichè il giorno complementare doveva cadere sei giorni prima delle calende di Marzo. Il calendario giuliano era organizzato in dodici mesi di trenta o trentuno giorni, ad eccezione di febbraio che ne contava ventinove; a differenza del calendario pompiliano gennaio e febbraio diventarono i primi due mesi dell'anno civile. L'incarico della proclamazione del giorno complementare era compito dei pontefici minori che però gestivano la pratica per necessità economiche o esigenze personali.
Augusto decise di porre un rimedio a questi errori ordinando che venissero ammessi i tre anni bisestili successivi all'8 a.c. Si deve anche ad Augusto il nuovo assetto del calendario: fu tolto un giorno a febbraio, che contava ora ventotto giorni, per darlo ad Agosto e fu cambiato il numero dei giorni degli ultimi quattro mesi dell'anno in modo che garantire l'alternanza tra mesi di trenta e mesi di trentuno giorni. Ma purtroppo nè Cesare nè Augusto riuscirono a colmare la differenza tra anno solare e anno civile, differenza che porta un divario di tre giorni ogni quattrocento anni.
Per risolvere questo problema Papa Gregorio IX nel 1582 operò un'importante riforma; la riforma gregoriana stabilì che dovevano essere bisestili tutti gli anni divisi per quattrocento e per arginare gli errori passati il giorno successivo al 4 ottobre 1852 fu il 15 ottobre dello stesso anno. La differenza tra il calendario giuliano e quello gregoriano è che il primo conta novantasette anni bisestili mentre il secondo soltanto tre in più. Il calendario gregoriano fu gradualmente accettato da tutti gli Stati ed è attualmente vigente. Lo scienziato Antonio Zichichi ha avanzato una proposta di miglioramento del calendario gregoriano: togliere tre giorni ogni diecimila anni e applicare il cosiddetto "Calendario perfetto".
Altri paesi però usano ancora altri calendari. Il calendario musulmano è basato sul mese lunare e ha inizio dalla fuga di Maometto dalla Mecca a Medina. Così come il popolo musulmano anche il popolo ebraico ha mantenuto il proprio calendario; il calendario ebraico è anch'esso lunare e il giorno inizia col tramonto del sole. Gli ebrei contano gli anni a partire dalla prima luna nuova dopo la creazione del Mondo.
Argomento prodotto da Alessia Messina, classe 5' sez. "E"
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